HERMANN DI MAURO | MAESTRO DI KUNG FU CINESE
- testi di Francesca Meli Balbocchino
- 13 dic 2018
- Tempo di lettura: 8 min
Il mio Maestro mi diceva: “E’ la paura che devi vincere”.

Nella foto il Maestro Hermann Di Mauro
L’attrazione per la cultura orientale mi ha sempre portata a cercare di conoscerne le varie sfaccettature nelle arti figurative, nella lingua, nella poesia, nella filosofia, nel paesaggio, nella cucina, nelle arti marziali… L’aspetto estetico di tutte queste forme espressive è uno fra gli elementi che mi sorprende sempre - in bilico fra la realtà e la suggestione immaginifica - tale da far apparire persino il combattimento come una danza lieve in cui gli atleti risultano leggeri, fanno balzi e movimenti misurati, calibrati e pieni di grazia formale. Ho incontrato il Maestro Hermann di Mauro (Arezzo - 1974, dove vive e lavora) per capire alcuni dettagli della disciplina del Kung-Fu e per conoscere la sua storia di aretino che ha intrapreso la strada della sua passione - la cui fonte risiede nella lontana Cina-, l’ha percorsa con tenacia e tanti sacrifici per raggiungere obiettivi in partenza inaspettati e concretizzare il suo sogno di imparare e insegnare quello che ad oggi non è solo una professione, ma uno stile di vita.
Ringrazio Hermann per la pazienza Zen che mi ha riservato e per avermi spiegato in parole molto chiare e semplici l’essenza di questa altissima disciplina.
Come durante un Gong Fu Cha, una cerimonia rituale del tè in Cina, assaporo tè al gelsomino dalla mia gaiwan in fine porcella dipinta, e sfoglio le foto degli allenamenti di Hermann con il suo Maestro Qu Zi Jun.
Quando e come ti sei avvicinato alle Arti Marziali?
Mi sono avvicinato alla pratica delle Arti Marziali grazie a mia madre che nel 1985 mi iscrisse ad un corso di Judo dal maestro Giuseppe Busìa, al Palazzetto dello Sport di Arezzo. Ho iniziato la scuola da anticipatario: ero più piccolo dei miei compagni, introverso e timido con i ragazzi più grandi. Il Judo da questo punto di vista era la disciplina perfetta per me in quel momento, un approccio che insegna di non opporre forza alla forza. In seguito mi sono trasferito a Roma per frequentare la Scuola Superiore per diventare Odontotecnico, dove ho vissuto per sei anni da mia zia Rosa e ho conseguito la Maturità. Nel frattempo mi ero interessato al Kung-Fu per superare certi limiti che riscontravo nel Judo, alla ricerca di una disciplina che andasse oltre la lotta. Mi appassionai al Kung-Fu con i film di Bruce Lee, poi cercai libri che ne trattassero e, appena giunto a Roma, la prima cosa che feci fu cercare una scuola di Kung-Fu: ho scoperto così lo Zen Shin Club, con i maestri Lorenzo Faraglia e Andrea Alati. Con loro ho praticato in Italia per molti anni. Quando tornai ad Arezzo aprii una scuola per mettere da parte denaro e, insieme al lavoro di Odontotecnico, ho raccolto quanto mi era necessario per perfezionarmi e andare in Cina.
Le Arti Marziali come disciplina più che come sport. Come il Kung-Fu, ad esempio, ha formato il tuo carattere e il tuo stile di vita?
Il Kung-Fu è una disciplina nata in Cina nei campi di battaglia, fra i soldati, oltre quattromila anni fa, e che si è raffinata e completata sempre più nel tempo. Disciplina che si è ottimizzata arricchendosi della componente filosofica, spirituale e culturale nei monasteri buddisti e taosisti, portata in loco da guerrieri erranti o soldati rifugiati. Il Kung-fu insegna il completo sviluppo della mente attraverso la disciplina del corpo: nella pratica infatti la mente, il corpo e lo spirito devono essere una cosa sola. Si imitano le creature del mondo animale nella ricerca della completa armonia con tutto l’universo circostante a noi. Il combattimento è l’ultimo aspetto, una conseguenza della pratica. Imparare a gestire le proprie emozioni, affrontare la violenza per non usarla, ma ricercare sempre l’unione e l’armonia con gli altri e con il mondo. In Cina il Kung-Fu viene praticato da medici e professionisti di ogni ambito, con lo scopo di creare armonia fisica e mentale, personale e con l’esterno.
E’ la disciplina del corpo e della mente, e rappresenta l’arte della difesa per eccellenza: questo lo dimostra il fatto che certi stili vengono insegnati in molti corpi speciali delle forze dell’ordine.
Oggi la mia vita è Kung-Fu. Perché mi ha formato tanto anche personalmente. Sono sempre stato una persona incline a rispettare le regole e ho messo in pratica quello che già faceva parte di me. Ho imparato ad applicare su me stesso le virtù marziali: umiltà, rispetto, lealtà, coraggio, rettitudine, costanza, ecc.
"Il combattimento è l’ultimo aspetto, una conseguenza della pratica. Imparare a gestire le proprie emozioni, affrontare la violenza per non usarla, ma ricercare sempre l’unione e l’armonia con gli altri e con il mondo."
La tua formazione a Roma e poi in Cina, presso il Dipartimento di Arti Marziali della Facoltà di Educazione Fisica dell’Università di Pechino (Diploma di specializzazione in Wu Shu Kung-fu Sanda), con specializzazione nelle Discipline dell’YINGZHAOQUAN e del TAIJIQUAN, e successivamente presso lo Shaolinsi Henan Instiute – Degfeng Province – China, famoso Monastero di Shaolin, nella Disciplina dello Shaolinquan; il Diploma di Maestro riconosciuto dalla Federazione Italiana Kung-fu Wu Shu, cintura nera 5° Duan, con il famoso M° Wang Wei, il Diploma di Maestro di combattimento libero Sanda riconosciuto dallo CSEN e dall’MSP. E nel 2001 la convocazione in Nazionale grazie alla quale ti rechi a Tokyo per i Campionati Mondiali IKFF e dove ti classifichi al 1° posto. Nel 2004 hai vinto la Coppa del Mondo di Sanda in Ungheria, i Campionati Europei Sanda Professionisti, medaglia di bronzo ai Campionati Mondiali di Sanda IKFF a Milano. Infine nel 2010 - a 36 anni - hai chiuso la carriera vincendo i Campionati Mondiali di Sanda della categoria professionisti 1° serie della KOMBAT LEAGUE, la lega professionale sport da combattimento più quotata dell’epoca. Oltre a tutti i titoli internazionali ottenuti nel corso degli anni, il Sanda spicca fra le tue specialità.
Il Sanda, detto anche boxe cinese, è combattimento libero a pieno contatto, con possibilità di k.o. A livello professionistico si usano solo i guantoni, talvolta il caschetto da boxe olimpionica; si possono utilizzare tecniche di arto superiore, come pugni, calci di ogni genere e proiezioni. Risulta un combattimento molto duro, simile alla Muai Thai. Nella mia carriera ho riportato una rottura del legamento crociato e nell’ultimo incontro ho rischiato di perdere l’occhio sinistro.
"Nel 2004 è Campione del Mondo di Sanda"

"In Oriente il tuo biglietto da visita è il tuo Maestro e l’allievo deve esserne fiero, essergli fedele. Dal 2004, il mio Maestro è ufficialmente il Maestro Qu Zi Jun, della scuola di Kung-Fu del Nord, stile Mantide Religiosa."
Che importanza ha il Maestro nella formazione nelle Arti Marziali?
La figura del Maestro è fondamentale, perché è lui che ti guida a conoscere la disciplina, all’interno della disciplina. Deve saper fartela amare e ti deve formare. Per diventare campioni è necessario seguire per anni un buon Maestro. Si crea un rapporto speciale, fondamentale. In Oriente il tuo biglietto da visita è il tuo Maestro e l’allievo deve esserne fiero, essergli fedele. Dal 2004, il mio Maestro è ufficialmente il Maestro Qu Zi Jun, della scuola di Kung-Fu del Nord, stile Mantide Religiosa. Fui accettato da lui come “discepolo” dopo cinque anni di allenamenti tremendi, al termine dei quali sostenni un esame durissimo seguito da una cerimonia religiosa particolare definita Bai Shi (su YouTube il video della cerimonia), che mi ha permesso di divenire ufficialmente rappresentante e membro della sua famiglia, la famiglia Hao. Il Gran Maestro Qu Zi Jun, fu a sua volta allievo di suo padre adottivo Hao Bin, figlio e allievo di Hao Heng Lu, il fondatore della nostra Scuola. Con il suo permesso ho potuto effettuare allenamenti con il Maestro Liang ed apprendere i segreti del Taijiquan dalla Maestra Sun Cui Mei. Per divenire Insegnanti e Maestri, è necessario aver avuto un Maestro ed averlo seguito per anni, non si può divenire Maestri senza essere stati allievi, senza essersi applicati con assiduità. E’ lavorando duramente su una (e sottolineo una) disciplina con costanza, amore, dedizione che si raggiunge un livello adeguato di abilità. Oggi abbondano falsi Maestri che insegnano tante discipline apprese con superficialità e senza approfondirle come si dovrebbe, sanno tutto e nulla di tutto! Bastano poche lezioni, sborsare un po’ di soldi e si diventa... Maestri... in breve tempo… in Italia... Io insegno l'Arte del Kung-Fu appresa in Cina secondo la scuola del mio Maestro Qu Zi Jun, la tecnica tradizionale della Mantide Religiosa: per imparare questa via ho impiegato circa vent’anni, adesso ho ulteriori vent’anni per perfezionarla, poi potrò studiare qualcos'altro! Ma non ce ne sarà bisogno perché questo metodo è estremamente completo ed efficace e non ha bisogno di essere completato con altri.
"Fui accettato da lui come discepolo dopo cinque anni di allenamenti tremendi, al termine dei quali sostenni un esame durissimo seguito da una cerimonia religiosa particolare definita Bai Shi, che mi ha permesso di divenire ufficialmente rappresentante e membro della sua famiglia, la famiglia Hao"

La tua pratica è entrata anche nell’addestramento dell’Esercito Italiano, dove sei stato Docente per diversi anni di Lotta Ravvicinata e Tecnica del Disarmo Militare e non, con un Diploma rilasciato dal Ministero della Difesa, a fianco del Maestro Dott. Alati (tecnico nazionale), presso la Cecchignola, la città militare a Roma. Ma prima hai fatto esperienza anche per questo tipo di addestramento presso la Polizia Cinese.
Si, mi sono allenato per due mesi, ogni giorno escluso la domenica, con il Grande Maestro Liang Xin Liang, per apprendere tutte le strategie di combattimento a mani nude, disarmo, leve articolari, pressioni sui punti vitali, attacco e difesa contro più avversari armati, metodi usati dai corpi speciali della Polizia Cinese (famosa per avere la mano pesante e poca pietà con i delinquenti!). Fu la mia Maestra di Taiji Quan - poliziotta pluridecorata - la Maestra Sun Cui Mei a presentarmi il Maestro Liang Xin Liang. Solo grazie a lei fui accettato ed addestrato con la massima severità. Non era mai stato ammesso ad un occidentale di osservare e tantomeno di addestrarsi nel corpo a corpo in una caserma della Polizia Cinese.
A Roma è stata un’ottima esperienza. Con gli Sportivi Professionisti dell’Esercito partecipammo inoltre ai campionati Italiani FIWUK di Combattimento, dove io conquistai il 1° posto, e gli altri si classificarono 1°, 2°, 3° nelle varie sezioni e nessuna sconfitta.

Quando nasce lo Zen Shin Club Arezzo?
Nasce nell’ottobre del 1996 a Porta San Lorentino con un corso unico. Avevo appena terminato il servizio militare, il mio interesse per il Kung-Fu mi spingeva ad andare oltre: insegnare mi permetteva di crescere e di avere le disponibilità economiche per continuare a seguire il mio sogno e andare in Cina, su consiglio dei miei Maestri. Il mio interesse finale era allenarmi, non insegnare, ma quella era la strada per continuare il mio percorso di crescita. E così è stato.
photo courtesy Eleonora Rossi, 2018
Quanto conta l’aspetto psicologico nelle Arti Marziali e nello sport in genere?
E’ importante l’aspetto psicologico ed è importante la motivazione. L’impegno richiesto è tanto. Certamente chi non ha mai combattuto trova molta difficoltà al primo incontro, quindi la motivazione è fondamentale. E’ importante capire la pratica, i concetti stessi della pratica possono essere complessi da recepire e da realizzare con il corpo.
Come ti vedi nei prossimi anni, progetti in vista?
Vorrei cercare - con l’aiuto del Comune di Arezzo - uno spazio idoneo per lavorare bene, avvicinare i ragazzi allo sport e toglierli dalla strada. Avere il tempo e il modo per portare avanti i ragazzi.
Cosa consigli a chi coltiva una passione che richiede tanto sacrificio? Come si realizzano i sogni?
La passione deve essere portata avanti, è necessario impegnarsi con tutte le forze per raggiungere l’obiettivo prefissato. Io non avrei mai pensato di arrivare dove sono arrivato. Da allievo non avrei mai creduto di farcela.

photo courtesy Eleonora Rossi