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MICHELE PUNTURO | ARETINO DI AREZZO | ASTROFISICO

"Potremo ascoltare in futuro il momento iniziale dell’universo"

L’idea che l’astrofisica sia qualcosa di lontano dalla vita quotidiana, perché difficile da comprendere e addirittura da immaginare se non si è esperti in materia, si è smaterializzata quando ho potuto confrontarmi direttamente con Michele Punturo (Arezzo - 1965, vive e lavora fra Perugia, Cascina e il mondo), che è nel gruppo di ricerca del rilevamento delle onde gravitazionali, ricercatore dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di VIRGO e Coordinatore Scientifico del progetto “Einstein Telescope” Design Study.

Orgogliosa e forse un po’ indiscreta, ho deciso di rivolgergli domande che esulano dal carattere scientifico e prettamente tecnico, ho chiesto come si diventa scienziato e perché, ho cercato di indagare sullo spirito che muove un ricercatore verso certe direzioni, verso lo studio e l’analisi di qualcosa che non si può vedere a occhio nudo ma c’è e che può cambiare del tutto la visione della realtà. Perché la scienza è davvero molto vicina alla filosofia in quanto a spunti e le domande che queste due discipline apparentemente opposte si pongono sono esattamente le stesse: "Chi siamo?", "Da dove veniamo?", "Perché siamo qui?" anche se l'approccio è diverso.

Michele Punturo mi ha dato risposte ricche di spunti applicabili ad ogni contesto e mi ha dimostrato come, laddove l'esperienza e la conoscenza diventano parte della vita stessa di colui che le detiene, si possano utilizzare parole semplici per spiegare concetti e fenomeni molto complessi.

Infine mi sono scusata per aver fatto domande forse banali e Punturo mi ha risposto "Non esistono domande stupide, ma risposte per ogni domanda". Allora è stato chiaro che la grandezza di una mente si manifesta in larga scala anche nell'apertura e nel desiderio di convisione della conoscenza a tutti i livelli.

Un ringraziamento speciale alla moglie Barbara per la preziosa collaborazione alla realizzazione di questa intervista.

Fisica Nucleare, Astrofisica, Scienza: quando hai capito che questa era la tua strada?

Sin da piccolo non ho mai accettato la tipica risposta “perché è così”. Ho avuto sempre la curiosità di cercare di capire come funzionano le cose (spesso rompendole) e perché sono fatte in una certa maniera. Lo si potrebbe definire un approccio “scientifico”. Con gli studi è maturato in me l’interesse per la scienza e la scelta della Fisica è stata poi naturale alla fine del Liceo Scientifico.

Una laurea in Fisica a Perugia e la scelta di intraprendere un percorso dove l’obiettivo finale è in continuo divenire. Se pensi agli esordi della tua professione, ci sono stati momenti in cui hai vacillato e creduto che l’astrazione dei numeri e delle idee potessero portarti verso orizzonti “troppo” imprevisti e non del tutto lineari?

Devo dire che gli anni dell’università sono volati in un istante; troppo belli anche se molto impegnativi per gli studi; le “classi” di Fisica non erano e non sono certo numerose (Fisica non è una scelta “di ripiego”) e mi sembrava di essere ancora al liceo per l’affiatamento che si era creato con i colleghi e il buon rapporto con i docenti. Le difficoltà sono arrivate dopo: l’incertezza per il futuro, drammatica per i giovani laureati d’oggi, era ben presente anche quando io mi sono laureato e poi dottorato. Quindi i dubbi non erano per la scelta fatta, mai messa in dubbio, ma per le mie prospettive in Italia. Poi, con il dovuto impegno, le cose sono andate per il verso giusto.

"I miei genitori vedevano la mia soddisfazione e la mia indipendenza….credo che per un genitore la cosa più importante sia vedere un figlio o una figlia vivere appieno la propria vita."

La tua famiglia e tua moglie Barbara, hanno creduto in te e in un progetto professionale - oltre che di vita - che ti vede costantemente impegnato in argomenti che per persone comuni non sono così facilmente comprensibili. Come sei riuscito a condividere con loro il tuo entusiasmo e la convinzione che fosse “la cosa giusta”?

I miei genitori vedevano la mia soddisfazione e la mia indipendenza….credo che per un genitore la cosa più importante sia vedere un figlio o una figlia vivere appieno la propria vita. Con Barbara, invece, ho condiviso tutto, dalle cose piacevoli a quelle più difficili, dai turni più massacranti presso gli esperimenti, ai miei viaggi di studio e lavoro.

Una citazione che ti rappresenta.

“Never give up”

Fin dall’inizio della tua carriera hai dovuto fare i conti con i limiti di Arezzo, la città dove sei nato e vivi, e dalla quale ti sei dovuto spostare verso contesti più ampi nazionali e internazionali. Come hai vissuto il fatto di essere partito da una città di provincia e non da una grande capitale come Roma o Milano, rimanendo in ambito nazionale?

A parte la maggiore difficoltà nei viaggi, non ho mai sofferto il fatto di partire da una città di provincia. Certo, la grande città aumenta le opportunità, ma aumentando la propria mobilità si può sopperire all’handicap iniziale. La maggiore difficoltà, invece, è data dal “sistema Italia”. Il mio lavoro è costantemente in collaborazione e competizione in un framework internazionale; un “sistema” nazionale inefficiente (burocrazia, scarsezza ed incertezza dei finanziamenti, mancanza di prospettive per i giovani, mentalità inadeguata, incapacità decisionali) rende le cose inutilmente molto più difficili. Arezzo poi ha una ricchezza che dovrebbe sfruttare meglio: il brand “Toscana”; è incredibile quanto questo “brand” è apprezzato all’estero.

"Il motore della ricerca è la curiosità; l’ossatura della ricerca è il metodo e il rigore."

Cos’è per te la ricerca e qual è l’approccio giusto per attuarla?

Il motore della ricerca è la curiosità; l’ossatura della ricerca è il metodo e il rigore. Quindi la ricerca è voler andare oltre… oltre i limiti della nostra conoscenza attuale, oltre la tecnologia presente; ma ciò deve essere fatto col metodo (scientifico) giusto, in modo che i risultati ottenuti siano validi, validabili o confutabili. Non esistono scorciatoie o vie alternative... Non esiste una scienza alternativa.

Cosa suggerisci a chi, come te, decide oggi di staccarsi dal gruppo per seguire una strada così ambiziosa? Pensa ai giovani ricercatori che incontri in occasione dei convegni a cui partecipi e a cui dai lezioni. E ai ragazzi ancora più giovani che oggi si trovano a decidere di intraprendere questo percorso.

I giovani ricercatori spesso insegnano a me... Certo, l’esperienza insegna ad avere una visione d’insieme, a risolvere i problemi con molte sfaccettature e a guidare team complessi, ma sono loro il motore rivoluzionario. Ai ragazzi ancora più giovani dico poche parole: impegno, perseveranza e ambizione.

VIRGO

Cosa avresti voluto sentirti dire da chi ti precedeva quando muovevi i primi passi in questa direzione? E cosa, magari, ti è stato detto e ha lasciato il segno in questo senso?

Ho fatto le mie scelte in piena autonomia… Non avrei cambiato idea qualunque cosa mi sarei sentito dire.

C’è uno schema da seguire per raggiungere i propri obiettivi?

Non esiste uno schema unico, ognuno scelga la sua strada, ma solitamente le scorciatoie non portano effettivamente al risultato desiderato.

Avevi un piano B? Come ti saresti realizzato se non fossi diventato uno scienziato?

Se non avessi fatto Fisica, avrei optato per Neuroscienze… sono affascinato dai meccanismi del cervello umano, ma penso che non valga come risposta, vero?

"Se non avessi fatto Fisica, avrei optato per Neuroscienze… sono affascinato dai meccanismi del cervello umano, ma penso che non valga come risposta, vero?"

La soddisfazione professionale più grande ad oggi.

La prossima!

Dall’11 febbraio 2016, non si fa che parlare di onde gravitazionali, mentre l’azione mediatica rispolvera le teorie di Einstein in chiave popular. E tu stai partecipando a numerose conferenze, più o meno specifiche, in cui sei invitato a parlare di come è stata confermata l’esistenza delle onde gravitazionali e di cosa ne deriverà in senso scientifico. Quali sono dunque le prospettive oggi in questo senso?

L’importanza della scoperta delle onde gravitazionali non sta nella conferma, dopo 100 anni, di un tassello fondamentale della teoria della Relatività Generale di Einstein. Tale teoria è una delle più solide che conosciamo. Neanche il fatto che per la prima volta si sono “sentiti” direttamente due buchi neri di massa “stellare” che precipitavano l’uno sull’altro. Il contenuto rivoluzionario della scoperta, invece, sta nel fatto che si è aperta una nuova era per l’astrofisica: l’astronomia delle onde gravitazionali. Con questo nuovo strumento potremmo vedere o meglio ascoltare l’Universo in un modo completamente diverso, registrando eventi altrimenti invisibili, accedendo ai meccanismi di funzionamento più interni e celati nelle stelle e nei buchi neri. Potremo ascoltare in futuro il momento iniziale dell’universo (il Big Bang) e potremo (o meglio già lo facciamo) collaborare con i telescopi tradizionali per indirizzarli verso gli eventi più interessanti. Insomma, il meglio deve ancora venire….

Michele Punturo (Arezzo, 1965) è ricercatore INFN di VIRGO e Coordinatore Scientifico del progetto “Einstein Telescope” Design Study.

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