LORENZO CILEMBRINI "IL CILE" | ARETINO DI AREZZO | ARTISTA
- testi di Francesca Meli Balbocchino
- 18 mag 2016
- Tempo di lettura: 9 min

"Credo che se non avessi avuto un messaggio vero ed interiore da imprimere e lasciare in pasto agli ascoltatori non avrei mai scritto canzoni"
Non ricordo quando ho visto il Cile per la prima volta, apparteniamo alla stessa generazione e ad Arezzo ci conosciamo un po’ tutti. Gli stessi occhi blu dei tempi del liceo e quella padronanza espressiva che lo assimila ad un ragazzo molto sensibile e attento, nonostante quell’aria un po’ maledetta sia così radicata in lui che resta difficile separare le due immagini che si sovrappongono di continuo.
Io e Ilaria (ndr Ilaria Boncompagni, fotografa freelance che ha realizzato i ritratti presenti in questo pezzo) lo aspettiamo all’ingresso dell’Anfiteatro Romano, dopo aver rimandato più volte il nostro incontro, l’ultimo il giorno precedente, causa impegni per il nuovo disco.
Arriva indossando un chiodo di pelle nera, lenti scure, ci saluta con voce bassa. Ci parla di trasloco e di prove, mentre ci addentriamo fra i ruderi. Parliamo poco (ndr inizialmente il Cile può apparire un timido) camminando sul prato e scattando alcuni ritratti, mentre cerchiamo di aprire una connessione. Finiamo sotto il loggiato secentesco dell'ex monastero degli Ulivetani e ci mettiamo a parlare di tutto quel che può servire per capire chi è il Cile. Una conversazione fluida e varia, dove emerge chiara la sua attenzione alle parole, alla ricerca, al peso delle sfumature. Ecco, Lorenzo Cilembrini, che si è definito in un’intervista un “creativo della parola applicata alla musica” appare tale anche nella vita quotidiana. Gioca con le parole, invertendone l’ordine all’interno della frase per accentuare il valore di alcune ed esprimendo la sua scioltezza nella sintassi. Capisco che per lui scrivere testi di canzoni è del tutto naturale, non è uno sforzo, probabilmente il gesto che gli viene più diretto. E continuiamo a confrontarci su tanti temi, dalla musica alla realtà aretina, dalle amicizie comuni all’emozione salendo sul palco. Si ride anche, perché alla fine vengono fuori discorsi assurdi. Fino a ritrovarci dopo qualche ora in Piazza San Francesco a bere qualche bicchiere di rosso al Terra di Piero - nella stupenda piazza San Francesco - a scambiarci racconti, fosse neanche che l’intervista è il Cile a farla a noi.
Ricompongo i pezzi di questo pomeriggio e ascolto Sapevi di Me (tratto da In Cile Veritas, 2005) del Cile.
Uno speciale ringraziamento a Maria Gatto, direttrice del Museo Archeologico Nazionale “Gaio Cilnio Mecenate” di Arezzo, per averci permesso di invadere per qualche ora l’Anfiteatro Romano e scattare immagini da pubblicare in questa sede.
Molti artisti attingono alla loro sfera personale: cosa c’è di Lorenzo Cilembrini nel Cile? C’è una linea di confine fra la sfera pubblica e quella privata?
Nei miei brani sfera privata e pubblica si sovrappongono quasi sempre, in quanto ho fin dai miei esordi usato la forma canzone per esorcizzare i miei disordini interiori ed emotivi o per celebrare le miei gioie e sensazioni positive. Credo che se non avessi avuto un messaggio vero ed interiore da imprimere e lasciare in pasto agli ascoltatori non avrei mai scritto canzoni.
I tuoi testi raccolgono esperienze condivise e condivisibili e in un’intervista ti definisci un creativo della parola applicata alla musica. Infatti nei tuoi testi non crei storie, ma immagini e il tuo linguaggio è profondamente estetico. Come definisci il tuo stile?
Lo definisco uno stile nazionalpopolare che attinge dalla mia vita vissuta fatta di alti e bassi, di slanci a volte pure dolorosi, ma che ha nella cruda sincerità immaginifica il perno di tutto.
“Non sono io a cercare le cose strane, ma le cose strane cercano me”
Hai detto: “Non sono io a cercare le cose strane, ma le cose strane cercano me”. La tua immagine è un collage di empatia e tendenze distruttive. Cos’è questo cielo torbido sopra di te -citando Baudelaire-, che però non traspare nei tuoi pezzi sempre così puri?
Credo che sia un mix di genetica, esperienze vissute e amore per la parte oscura del vivere che coltivo fin dalla mia infanzia. Sono sempre stato un carattere introverso, complesso e istintivo. Da adolescente ho capito che i miei idoli, in special modo nell’arte musicale e non, erano spesso dei dannati, dei reietti, persone in lotta con fantasmi nocivi a loro stessi. Allo stesso tempo ho sempre avuto un’innaturale ed incontrollabile euforia che inonda la mia anima nei momenti più inaspettati. Credo che questo si ritrovi nelle mie canzoni.
La tua formazione al DAMS di Bologna e il percorso musicale: quando hai scelto, o hai capito, di essere un creativo e di voler seguire questa strada?
Dopo la vittoria al Festival di San Marino del 2003 con la mia band di allora. Ricordo che facemmo un tour importante per tutta Italia aprendo i live a grandi big dell’epoca, dopo quella tourné ho sciolto la band e ho impiegato nove anni per fare uscire il mio primo disco, ma non ho mai mollato.

Come nascono i tuoi testi e la tua musica? Dici che non dedichi momenti specifici a scrivere, ma che le idee e le parole ti vengono in mente come un flusso naturale che tu assecondi e vai a plasmare e raffinare. Raccontami la genesi di un pezzo.
Non è facile da spiegare, a volte una canzone come Cemento Armato o Sapevi di Me nasce in dieci minuti come se fossi in una sorte di trance, altre volte impiego mesi per chiudere un pezzo ed essere convinto da esso. Fatto sta che scrivo ogni giorno e ogni giorno appunto melodie e spunti.
Sai che John Lennon, nel corso della sua ultima intervista a Radio 1, quando gli chiesero perché non tornava a Liverpool da dieci anni rispose: “Dove volete che vada Liverpool? Liverpool sarà sempre là il giorno che voglio tornarci”. E poi morì ventiquattro ore dopo. Che rapporto hai con Arezzo?
Ho un rapporto di amore e odio. La amo perché è la città dove sono cresciuto e ho vissuto i miei primi amori, le mie prime amicizie, le mie prime sbronze, ecc., ecc. La odio quando, essendo Arezzo un grande paese più che una città, spesso presenta i limiti e le piccole brutture (umane e non) del paese. Parlo di invidie, scorrettezze, acredini varie…
"Sono più cinico e più disilluso di quando ho iniziato. Ma anche più consapevole ed in parte più compiaciuto nei confronti di quello che sto facendo"
Nascere e crescere in una città di provincia: cosa ha significato per il Cile partire da qui?
- Io ho vissuto in varie città, europee ed italiane, da metropoli a città più piccole. Arezzo è comunque un porto sicuro per staccare dai deliri quotidiani di chi fa il mio lavoro.
La musica come terapia, come stile di vita, come ossessione.
Nel mio caso è un’ossessione terapeutica che utilizzo per esorcizzare i miei demoni interiori, come ho detto prima. Ma non riesco a viverla con distacco, questo lavoro è come una droga, più riscontri ottieni, più sei appagato, più vuoi migliorarti e arrivare ad un numero maggiore di persone.
Com’è cambiato il Cile negli ultimi quattro anni? Quanta distanza c’è da il te di allora: le prospettive, il metodo, la consapevolezza…
Sono più cinico e più disilluso di quando ho iniziato. Ma anche più consapevole ed in parte più compiaciuto nei confronti di quello che sto facendo.

Che rapporto c’è fra te e il “mercato musicale”? Quali dinamiche vuoi assecondare e quali no?
Voglio vendere dischi, ma voglio vendere dischi che abbiano belle canzoni. Quindi la priorità la dò ai brani, perché tutta la mia carriera è iniziata grazie ad una bella canzone che senza talent né tv né artifizi vari è arrivata alle orecchie di Linus che ha iniziato a trasmetterla a Radio Deejay di sua sponte. Da lì sono partite le altre radio ed il singolo ha venduto fino a quasi diventare disco d’oro. Quindi credo che la prima strategia debba essere quella di scrivere bei pezzi, poi tutto si pianifica meglio.
La cosa più bella che ti hanno detto a proposito del tuo lavoro?
“Grazie Cile, le tue canzoni mi hanno salvato la vita in un momento davvero difficile”.
"Anche io ho avuto il mio momento 'dannato', poi arrivi ad un bivio: o vivi sopra le righe ... o fai musica, io ho scelto la musica e sono molto orgoglioso di avere preso questa strada"
Mi hai detto che la realtà del mondo della musica - e dell’arte in genere - è un bel po’ diversa dall’immagine che gli si vuole attribuire. Nel senso che se un artista si fa travolgere da una vita di delirio e follia rischia di perdere il controllo delle cose e di buttare tutto all’aria. Quindi hai fatto riferimento alla tua esperienza.
Nel 2012 quando è partito tutto anche io ho avuto il mio momento “dannato”, poi arrivi ad un bivio: o vivi sopra le righe -in vari sensi- (ndr ride) o fai musica, io ho scelto la musica e sono molto orgoglioso di avere preso questa strada.
“Ferite da hula hoop”, il tuo blog su ilgiornale.it e il tuo romanzo “Ho Smesso Tutto” (Ed. Kowalski, 2014): ti piace misurarti anche con realtà diverse da quella musicale, in equilibrio fra l’autobiografismo e la pura finzione.
Esperienze che mi hanno arricchito, scrivere per me è tutto, sia che poi applichi alla parola la melodia o meno.
Collaborazioni trasversali con artisti di generi e stili diversi, da Negrita a J-AX, Club Dogo, Jovanotti… Cosa viene fuori da certe intersezioni?
A volte bellissime soddisfazioni, come i record di Youtube e i cinque dischi di platino con Maria Salvador che ho scritto e cantato con Ax.
Stai lavorando ad un nuovo progetto. Cosa puoi anticipare?
Sto facendo un disco dove affronterò anche temi che esulano dall’amore e sono curioso di vedere come reagirà il pubblico.
CHI E' IL CILE
Lorenzo Cilembrini è nato ad Arezzo, 9 novembre 1981. Il 20 gennaio 2012 Universal Music Italia pubblica ”Cemento Armato” prodotto da Fabrizio Barbacci (Negrita, Ligabue, Gianna Nannini..), un brano che, pur trasudando sofferenza, ci mette di fronte ad una fotografia straordinaria della vita fatta di parole che raccontano il suo vissuto personale. “Cemento Armato” ottiene e continua ad ottenere riscontri davvero significativi, è un grande successo di pubblico e di critica che gli permette un avanzamento incessante sia nell’airplay che nella classifica di vendita iTunes. Il videoclip supera abbondantemente i due milioni di visualizzazioni su YouTube, crescono a vista d’occhio i “Like” sulla sua pagina Facebook e tramite fans, colleghi e addetti ai lavori, sono sempre più frequenti i tweet che commentano il brano, ne citano il testo e suggeriscono il video. Lorenzo, parallelamente, grazie allo stretto rapporto con la band e al suo talento, collabora alla scrittura di alcune canzoni di “Dannato Vivere”, l’ultimo album dei Negrita, che vede tra i brani l’indiscussa hit “Brucerò Per te” e apre diverse date del loro lungo tour. Il 15 Giugno è la volta de “Il Mio Incantesimo”, il secondo singolo che conferma il grande talento di questa nuova promessa della musica italiana, presentato, pochi giorni dopo, sul palco degli MTV Days a Torino. Il 7 Luglio, invece, lo vede esibirsi all’Heineken Jammin’ Festival come unico artista italiano nel cast della prestigiosa manifestazione, a seguire, il 18 e il 20 Luglio apre le date italiane del tour mondiale di Ben Harper. Il 28 Agosto, finalmente, esce per Universal Music Italia il suo primo attesissimo album intitolato “Siamo Morti a Vent’Anni” prodotto artisticamente da Fabrizio Barbacci. In poche ore dall’uscita si piazza al numero 1 della classifica di iTunes ed entra direttamente nella Top 5 della classifica ufficiale di vendita FIMI risultando il quinto disco più venduto della settimana. L’album, contenente 9 tracce inedite, è trainato dall’omonimo singolo in rotazione dal 7 Settembre in tutte le radio ed arriva dopo un lungo lavoro fatto di passione e gavetta. Il risultato è di indubbio spessore, come hanno riconosciuto addetti ai lavori e colleghi che non hanno risparmiato tweet di apprezzamento su questo validissimo disco d’esordio. Il 5 Ottobre inizia il ”Siamo Morti a Vent’Anni – Tour” che porta l’artista ad esibirsi sui prestigiosi palchi dei più importanti club italiani in 16 entusiasmanti concerti e che lo vede protagonista in apertura alle tre date italiane dei Cranberries. Nel Febbraio 2013 partecipa al Festival di Sanremo nella categoria “Giovani” con il brano “Le parole non servono più” che si aggiudica il Premio Assomusica 2013 e il Premio Sergio Bardotti per il Miglior Testo tra tutte le canzoni in gara. Il 12 febbraio pubblica Siamo morti a vent’anni (Special Edition), contenente le tracce dell’album d’esordio, tre inediti e due bonus track, tra le quali “Tutto Ciò Che Ho”, brano nel quale duetta con Club Dogo, già presente in “Noi Siamo Il Club”, pluripremiato disco del trio hip hop. Il “Siamo Morti A Vent’Anni – Tour” continua nell’estate 2013 e vede Il Cile aprire parte del tour di Lorenzo Jovanotti negli Stadi oltre che protagonista su palchi importanti come, tra gli altri, quelli del Carroponte e del Rock In Roma. L’8 Gennaio 2014 vede la luce, per Kowalski editore, il primo romanzo de Il Cile dal titolo “Ho smesso tutto”, a seguire partecipa alla colonna sonora della fiction Braccialetti Rossi (in onda su Rai 1) con il brano “Non Mi Dimentico”. Il 30 Maggio e il 7 Giugno apre i prestigiosi concerti di Ligabue, rispettivamente allo Stadio Olimpico di Roma e allo Stadio San Siro di Milano. Il 13 Giugno Il Cile torna ufficialmente in tutte le radio con “Sole Cuore Alta Gradazione”, primo singolo che anticipa il secondo lavoro discografico. Il 30 Giugno sale sul palco di Coca Cola Summer Tour, a Roma, per intonare le note del nuovo singolo davanti ad una Piazza del Popolo gremita. Preceduto dal secondo singolo “Sapevi di me”, il 2 Settembre 2014 Universal Music pubblica “In Cile Veritas”, il secondo album del cantautore. L’11 Dicembre parte da un Tunnel di Milano sold out “In Cile Veritas – Tour”, che vede impegnato l’artista in uno spettacolo emozionale dove vengono eseguiti i brani dei primi due lavori, come l’amatissima “Cemento Armato”, “Sapevi Di Me” e “Liberi Di Vivere”, il terzo singolo estratto dal secondo disco. A Gennaio 2015 inizia la collaborazione con Il Giornale, dove Lorenzo tiene “Ferite da hula-hoop”, un blog che dove confluiscono emozioni, ricordi ed immagini lagati alla sua musica, alla sua vita e a tutto ciò che, attorno a lui, può lasciare un segno nella sua anima. Continua la stretta collaborazione con i Negrita, con i quali co-scrive diversi brani di “9”, ultimo lavoro della rock band toscana, tra i quali “Il Gioco”, che rimane a lungo al numero uno della classifica dei brani più trasmessi dalle radio italiane. È presente nel disco “Il Bello D’Esser Brutti” di J-Ax, pubblicato il 27 Gennaio 2015, con un featuring sul brano “Maria Salvador” vera e propria hit dell’Estate 2015.