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MATTEO MARCONCINI | ARETINO DI AREZZO | JUDOKA

"Ci sono dei periodi importanti dove il sacrificio è la prima parola che mi viene in mente la mattina per poter raggiungere il mio sogno e tutto il resto rimane in secondo piano"

Dopo due mesi dalla sua partecipazione alle Olimpiadi Rio 2016, Matteo Marconcini ci racconta quale effetto ha avuto su di lui questa magnifica esperienza. Gli ho chiesto inoltre un dettaglio che mi interessa profondamente: quando e dove fosse inizata questa esperienza e in quale direzione oggi Matteo pensa di muoversi dopo aver raggiunto il suo sogno.

Lui, occhi blu e una personalità che spacca, si dichiara un ipercritico e ha le idee follemente chiare su cosa vuole e su come intende raggiungere i suoi obiettivi. Imprevedibile, creativo, un giorno col viso pulito di ragazzino e un giorno con importanti moustaches filo-hipster, pantalone a fiorellini e panama; ma su quel tatami a Rio ci ha fatti sognare per il rigore, la tenacia e la forza che si potevano percepire a distanza, incollati agli schermi.

L’ho rincorso un po’ prima di riuscire ad incontrarlo con calma per fargli le mie domande, dovevo capire bene e non fermarmi alle formalità. Abbiamo parlato molto e di tutto, ed è finita che l’intervista è diventata corale, con i suoi brothers che commentavano in sottofondo, ma che mi hanno permesso di vedere questo atleta olimpionico nella sua essenza, uno Sportivo con la S maiuscola, che ama la bella vita e la sua città, che fa pensieri acuti e ha progetti concreti per il futuro. Che sa cos’è il sacrificio e punta in alto. Le sue parole riflettono davvero quello che è la sua persona: diretto, impavido e con i piedi ben piantati per terra.

Rileggo gli appunti, ricostruisco la conversazione e ascolto TwentyOnePilots-Ride

Il Judo nella tua vita: quando e come è iniziata questa esperienza che ti ha portato alle Olimpiadi di Rio lo scorso agosto? La tua famiglia ha creduto in te da subito o hai dovuto portare a casa le prime vittorie prima di ottenere i consensi di tua madre e tuo padre?

La mia famiglia mi ha sempre appoggiato in tutto. È stata proprio mia mamma all'età di quasi quattro anni a portarmi al palazzetto di S. Lorentino per farmi iniziare uno sport che facesse crescere suo figlio in modo sano e con un buon fisico. Andai per fare basket (ndr sorride) e mi ritrovai a piedi scalzi a giocare come un matto insieme al mio maestro dell'epoca "Beppe" Busia e in seguito il figlio Roberto Busia. Mi innamorai subito di questo magnifico sport, che per un bambino è ideale sia per la formazione fisica che per dargli regole e princìpi di vita - fondamentali per la crescita - soprattutto quando trovi come me un gruppo bellissimo, quello del judo OK Arezzo.

Arezzo come punto di partenza e oggi, dal 2008, professionalmente Carabiniere Atleta effettivo alla sezione Judo del Centro Sportivo Carabinieri. Come hai capito che potevi seguire il tuo sogno all’interno dell’Arma?

È negli anni subito prima di entrare nel gruppo sportivo Carabinieri che ho capito che potevo trasformare l'amore e la passione per uno sport in una professione. Iniziavano ad arrivare i primi risultati un po' più importanti e le prime convocazioni in nazionale U18. A dire la verità fu una decisione che cambiò totalmente la mia vita: a diciotto anni catapultato a Roma dentro una caserma. Probabilmente una decisione simile avrebbe richiesto molto tempo per arrivare ad una risposta, ma non è stato così per me; io sapevo quello che volevo fare nella vita, volevo fare l'atleta e volevo andare alle Olimpiadi.

"Credo che per fare l'atleta professionista l’equilibrio sia fondamentale, per stare bene con te stesso e con le persone che ti circondano e ti vogliono bene."

Al di là della tua figura impeccabile di sportivo e di uomo in divisa, chi ti conosce bene sa che Matteo ha una grande personalità e non vive proprio relegato nel rigore assoluto, come lo vorremmo immaginare. Potrei sbilanciarmi e dire che l’impressione che ho avuto di te quando ci siamo incontrati per questa intervista è stata di un regolare folle. Mi spiego: non sembri ossessionato dalla dieta, dai ritmi sonno-veglia, ti piace goderti la vita e seguire le tue passioni, gli amici, le ragazze, e allo stesso modo sei perfettamente consapevole che quando è il momento di rientrare nei canoni si dà il massimo, fino a sfidare i propri limiti. Dove trovi questo equilibrio?

Credo che per fare l'atleta professionista l’equilibrio sia fondamentale, per stare bene con te stesso e con le persone che ti circondano e ti vogliono bene. Io sono un po' pazzo, si è vero. Mi piace viaggiare, mi piacciono gli sport estremi, mi piace mangiare e bere bene (da buon toscano), mi piace l'abbigliamento. Probabilmente tutte cose che non coincidono con l'essere atleta, ma io riesco molto bene a unire i due aspetti. So che ci sono dei periodi importanti dove il sacrificio è la prima parola che mi viene in mente la mattina per poter raggiungere il mio sogno e tutto il resto rimane in secondo piano… senza scomparire del tutto, perché in fondo è proprio questa la mia forza. Vedi la t-shirt che ho creato col mio team prima di Rio2016: "La vita è bella, ma la bella vita è meglio"…

I tuoi amici, la tua famiglia. Mi son ritrovata a conoscere, in un paio di ore di chiacchiere e tanti drink che si accalcavano sul tavolino del Liquid, buona parte di quelli che sono i tuoi “compagni di vita”, con i quali sei cresciuto e che vivono però uno qua e uno là per il mondo… e quando potete vi ritrovate dove è più comodo - come quella volta a Lione - e riformate il gruppo. L’atmosfera fra voi è fraterna, goliardica, di vera complicità. Uno di loro è persino venuto a Rio per vederti combattere. Cosa rappresenta per te questa vostra amicizia?

I BROTHERS per me sono tutto: ci conosciamo da quando avevamo sei anni, dal primo giorno di scuola elementare, e da lì non ci siamo mai separati. Per quanto ognuno di noi viva in città del mondo anche lontane (Milano, Parigi, Dakar, Arezzo e Perugia), riusciamo sempre a sentirci giornalmente per aggiornarci o per darci consigli a vicenda, e qualche volta ad organizzare di vederci tutti insieme. Ci sono stati dei periodi in cui fare l'atleta non è stato facile, fra brutte sconfitte, infortuni, la lontananza da casa. Probabilmente proprio loro mi hanno dato la forza di rialzarmi ogni volta - soprattutto dopo l'ultimo infortunio-, e raggiungere il mio sogno che alla fine è diventato nostro. Matteo Grotti che abita a Parigi, è venuto a vedermi a Rio con la mia famiglia ed è stato uno dei regali più belli che potesse farmi: averlo lì e sentirlo urlare come se giocasse la Samp, è stato unico e lo ringrazierò per sempre.

con i Brothers

Torniamo a Rio 2016. A poco più di un mese di distanza da quell’esperienza immensa, cosa rimane in te, oltre ad essere stata ovviamente un’importantissima tappa nella tua carriera sportiva? Mi riferisco alle immagini, le emozioni e le tracce che ha lasciato in te.

Arrivare alle Olimpiadi è un sogno che si realizza. Tutti i bambini lo desiderano appena si avvicinano ad uno sport, me compreso! L'esperienza è sicuramente emozionante, perché vedi tutti gli atleti più forti del mondo in tutte le discipline che stanno insieme e si allenano per raggiungere quel podio, fatto di anni di sacrifici e tanto, ma tanto sudore. La sensazione più bella però è stata probabilmente il rientro in patria, cioè la consapevolezza di aver portato l'Italia e il mio sport in alto. Vedere bambini e genitori che ti salutano con stima e magari ti chiedono una foto da appendere in camera (come ho fatto anche io), credo che me lo porterò dentro per sempre.

"....a me le cose facili non sono mai piaciute e se posso fare qualcosa per la mia città sono il primo a combattere e provarci."

Dopo i vari combattimenti che ti portano in tutto il mondo a sfidare nuovi avversari e a fare nuove esperienze, il sogno di aprire una scuola di Judo fa parte dei tuoi progetti. Quando, come, dove e perché?

Il mio secondo sogno, dopo le Olimpiadi, è aprire una palestra ad Arezzo. So che sarà una sfida difficile perché comunque ci vuole tanto impegno, ma a me le cose facili non sono mai piaciute e se posso fare qualcosa per la mia città sono il primo a combattere e provarci. Sicuramente per ora resterà un sogno, perché ancora voglio combattere e provare a prendere quella medaglia che ho mancato per un soffio: quindi se ne parla tra qualche anno...!

photo courtesy Vanda Biffani

La tua/nostra città, Arezzo, che quando si sta lontani per un po’ appare sempre un po’ più bella e più felice. Che oltre ogni limite della piccola provincia, e ne siamo pienamente consapevoli, offre uno stile di vita non sempre praticabile altrove. Tu adesso vivi a Roma, Trastevere, il cuore vero della capitale. Ti manca Arezzo?

Roma una città meravigliosa, ti affascina tutto di Roma, dai monumenti ai turisti, dai ristoranti ai locali per uscire la sera… Ma dopo tanti anni che vivo qui, mi sento sempre più attaccato alla mia terra, che in tanti disprezzano e disdegnano. Io quando torno il week-end o pochi giorni, ci sto proprio bene, sarà per gli amici, per la famiglia, perché è una città dove si vive bene e con tranquillità, ma io non la cambierei con nessun'altra al mondo.

"Il foulard fa parte di me, ce l'ho appeso in camera tutto l'anno e non potevo non portarlo in una vetrina come quella delle Olimpiadi, per darmi forza e portarmi fortuna come spesso ha fatto."

Porta del Foro e La Giostra del Saracino, che hai portato a Rio con quel foulard giallo-cremisi. Che amore è quello per il tuo quartiere?

Sono nato davanti alla Porta, la mia palestra era accanto al quartiere, un amore che difficilmente non sarebbe nato. Sono entrato ufficialmente come quartierista nel 2005, mi hanno dato subito l'opportunità di vestirmi da balestriere (quando ancora mi stava la 50) e vincemmo la lancia. Il foulard fa parte di me, ce l'ho appeso in camera tutto l'anno e non potevo non portarlo in una vetrina come quella delle Olimpiadi, per darmi forza e portarmi fortuna come spesso ha fatto.

"È un po' presto per poter parlare di famiglia perché comunque ancora sono a Roma e viaggio come una trottola, ma la persona giusta capita quando meno te lo aspetti, e magari sono stato colto impreparato..."

Mi hai detto che nel tuo futuro ti vedi sposato e con dei figli, e io sorrido se penso alla faccia che hai fatto mentre pronunciavi queste parole, ma ti credo cecamente. Come ti vedi fra dieci anni?

Io sono pazzo si, però sicuramente voglio creare una famiglia. Mi piacciono i bambini e mi piace la vita da "babbo". È un po' presto per poter parlare di famiglia perché comunque ancora sono a Roma e viaggio come una trottola, ma la persona giusta capita quando meno te lo aspetti, e magari sono stato colto impreparato... =)

Un’ultima domanda, forse la più difficile: a chi hai dedicato la tua partecipazione alle Olimpiadi di Rio 2016 e a chi vuoi dire grazie?

Sicuramente ai miei genitori e ai miei fratelli che hanno sempre creduto in me in qualsiasi momento della mia carriera e per questo dico loro GRAZIE! Poi l'incontro per andare in finale per il bronzo, durante quei 10 interminabili minuti mi sono venuti in mente tutti i miei compagni di allenamento quando ero un rabuschio, mi hanno dato forza e coraggio di andare avanti anche quando non ne avevo più e ad incontro vinto ho cercato la telecamera per fare il gesto dell' OK, richiamando la mia prima società, JUDO OK AREZZO.

CHI E' MATTEO MARCONCINI

Nato ad Arezzo il 26 Agosto 198. E' un atleta dalle grandi doti tecniche. Ha iniziato a praticare Judo con la società aretina Judo Ok sotto la guida del Maestro Roberto Busia per poi essere arruolato dal Centro Sportivo Carabinieri e passare nelle mani esperte di Luigi Guido. Gareggia nella categoria degli 81 chilogrammi. Ha ottenuto il quinto posto alle ultime Olimpiadi di Rio 2016.

Tornei Internazionali

2011 Argento - World Cup Baku (AZE)

2012 Oro - Green Hill European cup Celje (SLO)

2013 Bronzo - European Cup Celje (SLO)

2014 Oro - European Cup Sindelfingen (GER)

2014 Bronzo - Grand Prix Zagabria (CRO)

2016 Oro - European Open Praga

2016 Bronzo - African open Casablanca

2016 Bronzo - Grand Slam Baku

2016 Argento - Grand Prix Almaty)

Campionati Italiani

2008 Argento - Follonica

2008 Oro - Acicastello

2009 Oro - Torino

2009 Argento - Crotone

2010 Oro - Ravenna

2011 Argento - Novara

2012 Oro - Verona

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