top of page

LAURA FALCINELLI | ARETINA DI AREZZO | MUSICISTA E DESIGNER

"Gli artisti devono essere onesti e devono essere coraggiosi, almeno questo credo. Ho pensato che non avrei potuto essere qualcosa che gli altri si aspettavano da me. Preferisco essere quello che sono, anche nelle mie molteplici forme. Mio nonno suonava il mandolino, il banjo e la fisarmonica, il mio bisnonno cantava in chiesa. Io ho iniziato a fare danza classica a cinque anni e ho sempre ascoltato il soul e il funky… poi il jazz e l’elettronica. Diciamo che era ovvio che fossi un contenitore shakerato di generi…"



E’ una piovosa domenica di marzo ad Arezzo. Io e Ilaria abbiamo appuntamento con Laura a metà pomeriggio allo studio di Maurizio Bozzi (ndr musicista); ci permettono di invadere il loro spazio mentre stanno ancora provando. La musica si sente già varcando il primo ingresso, mentre la voce di Laura si percepisce in seguito e predomina sugli strumenti. Una domenica ‘tipo’ nell’aretino: da qualche parte, nel grigiore di strade bagnate e anonime, apri una porta e trovi energia in incubazione.

Ci muoviamo fra gli strumenti della stanza e una serie di chitarre elettriche fa incontrare i nostri sguardi. Mentre Ilaria inizia a tirar fuori la sua attrezzatura, Laura e i musicisti commentano i brani e provano. L’atmosfera è super rilassata, i pezzi si susseguono ed io cerco di trovare un filo conduttore fra la musica e la voce, l’espressione di Laura mentre canta e l’idea che mi sono fatta di lei in oltre quindici anni che seguo il suo percorso artistico. Una figura complessa che sa muoversi con estrema naturalezza fra i generi, che raccoglie in sé una creatività autentica perché originale e originaria, che non è spinta dall'artificio, ma dalla passione.


Fra un pezzo e l’altro butto là qualche domanda per capire meglio dove poter spaziare, dove cercare le migliori risposte per delineare la personalità artistica di Laura, il senso della sua esperienza, il segreto per realizzare i sogni. Questo è quello che ne è venuto fuori. Mentre rielaboro i testi, di fronte al monitor del mio mac, in sottofondo Angela Mccluskey interpreta Don't Explain di Billie Holiday.



Il tuo percorso attraverso la musica ha inizio diversi anni fa. Porti avanti fin dalla tua infanzia una formazione artistica articolata, prima la danza classica poi la pittura, e ad oggi ti vediamo cantante, musicista e creatrice di gioielli che portano il tuo nome, seguendo la tradizione di famiglia. La tua passione per soul e jazz ti hanno spinta a sperimentare e a scrivere canzoni… Pensando alla tua musica e ai tuoi gioielli si respira il gusto della “contaminazione”, perché non si tratta di elementi disgiunti, bensì di sedimentazioni di spunti e sviluppi in diverse direzioni. Da cosa scaturiscono la tua creatività e l’esigenza di esprimerla attraverso molteplici forme?

Sono sempre stata curiosa, scrivere, creare, cantare… è un’ esigenza, una sorta di terapia. Un luogo magico dove attingere, ma che allo stesso tempo ti salva, ti protegge. Ero una bambina che amava la musica, e sono cresciuta esplorando la musica, l’arte. Ho vissuto molte esperienze diverse e tutto questo è diventato un bagaglio di sensazioni dove vado a prendere il legante tra quello che vedo fuori di me, osservando altri artisti, la vita, e poi mischio tutto questo con le cose che mi appartengono. Molte cose mi ispirano, molte cose mi affascinano e cerco di costruire da questi sogni, questi pensieri, qualcosa da restituire agli altri.



Fra le tue esperienze, la partecipazione a Sanremo Giovani nel 2000 con il brano “Uomo davvero”, una tappa della tua carriera che si è poi sviluppata verso molteplici orizzonti. Hai scelto di fare una musica raffinata e colta, che combina diversi generi e che tende ad un risultato universale, che supera i generi e le classificazioni. In gergo artistico fai “ricerca” e questo va un po’ contro le regole commerciali e le tendenze pop: cosa significa scegliere la strada più difficile?

Gli artisti devono essere onesti e devono essere coraggiosi, almeno questo credo. Ho pensato che non avrei potuto essere qualcosa che gli altri si aspettavano da me. Preferisco essere quello che sono, anche nelle mie molteplici forme. Mio nonno suonava il mandolino, il banjo e la fisarmonica, il mio bisnonno cantava in chiesa. Io ho iniziato a fare danza classica a cinque anni e ho sempre ascoltato il soul e il funky… poi il jazz e l’elettronica. Diciamo che era ovvio che fossi un contenitore shakerato di generi… Ho collaborato con tanti artisti e ognuno mi ha regalato la sua visione della musica, che ho assorbito, osservato e interpretato a modo mio. Questo vale anche per le mie creazioni, i miei bijoux, che parlano di tutte le cose che amo, sono simboli della bellezza che vedo nel mondo.



"Forse non ci accorgiamo neanche di quanto sia grande questo nostro patrimonio e diamo per scontato che la bellezza ci sia, sia lì. Immobile. Invece non è così"



L’idea di arte è un concetto molto dilatato e quindi difficilmente definibile, ma siamo certi del fatto che fare arte è molto complesso. Specialmente in Italia dove la grande tradizione può rivelarsi al contempo supporto e limite. Cosa significa per te essere un’artista in Italia? E cosa trovi di diverso quando invece ti relazioni all’estero? Pro e contro.

L’Italia ti regala la sua immensa bellezza: chi, più di un italiano ha la fortuna di avere a portata di mano tanta arte, meraviglia e cultura? Forse non ci accorgiamo neanche di quanto sia grande questo nostro patrimonio e diamo per scontato che la bellezza ci sia, sia lì. Immobile. Invece non è così: basta vedere l’impoverimento culturale di questo Paese, e quanto poco siano valorizzati il talento e il merito. Un Paese difficile l’Italia, ancora di più per un musicista o un artista, visti spesso come superflui.


Arezzo, la tua città, terreno fertile per grandi talenti in diversi ambiti e che probabilmente potrebbe dare risultati ulteriori se fosse gestita con maggiore consapevolezza. Credi che fra le cause della difficoltà nell’esprimere il potenziale di questa città ci sia la carenza di consapevolezza e la conseguente volontà di crederci? Mi riferisco a molti talenti che per trovare la loro strada devono andare via da Arezzo e che puntualmente la trovano altrove, con successo.

Proprio così. Molto spesso occorre andarsene per essere riconosciuti. Triste a dirsi, ma è vero. Ad Arezzo ci sono tantissimi talenti, è un vero peccato che non ci siano le risorse o la volontà di farli crescere. Ma questo, ritorno a dire, è un problema tutto italiano. Gruppetti di potere, sempre i soliti, che mandano avanti non sempre i più meritevoli.



Tu credi nel fare sistema in ambito locale, visto che hai collaborato e collabori con diversi artisti aretini fra cui Francesco Rossi, Negrita, Maurizio Bozzi e Fabrizio Simoncioni... Unire le forze può dare risultati maggiori piuttosto che seguire ognuno la propria strada e magari attingere fra le risorse vicine consente di ottimizzare il lavoro?

Il confronto è molto stimolante, è fonte di ispirazione, di incontro e anche di crescita. Io spesso ascolto artisti che mi piacciono e la prima cosa che penso è: sarebbe bellissimo lavorare con questa persona. Non amo la competizione, amo la collaborazione. Francesco Rossi è diventato il produttore internazionale che è oggi e io ho imparato tantissimo da lui in tutti questi anni… come da Maurizio Bozzi, grande jazzista, o dal super ingegnere del suono Fabrizio Simoncioni. Insomma, dovrei citare tantissime persone, speciali, uniche. Ogni volta ho scoperto qualcosa di me, della musica che amo fare, anche attraverso le loro esperienze.



"La mia famiglia ha creduto in me, mi ha spronata a ricercare il bello delle cose, con dedizione e disciplina"


Chi ha creduto in te quando nel tuo percorso hai avuto, come tutti ne hanno del resto, momenti di dubbio nella tua professione? Che ruolo ha avuto la tua famiglia nelle tue scelte?

La mia famiglia ha creduto in me, mi ha spronata a ricercare il bello delle cose, con dedizione e disciplina, ma erano anche molto presi dal loro lavoro ed io ho potuto essere libera di crescere e prendermi i miei tempi, non dovendo dimostrare niente a nessuno. Avendo uno spirito piuttosto indipendente, le mie scelte, buone o cattive, sono sempre state farina del mio sacco. Invece, nei momenti più difficili, i veri amici hanno sempre continuato a spronarmi e anche la mia famiglia, che mi ha lasciato libera di credere nei miei sogni.



Chi vorresti ringraziare in particolare per averti sostenuta e incoraggiata a divenire la Laura che sei oggi?

Tutti quelli che mi hanno ispirata, con la loro bellezza, arte, energia, delicatezza, amicizia, amore. Tutti quelli che mi hanno fatto sentire bene, in un modo o in un altro. Sicuramente mia madre, con la sua forza e la sua grande passione ed energia. Chi mi ha insegnato qualcosa, o tante cose, o che mi ha sollevata in un momento in cui ero fragile, e mi ha fatta sentire più forte. La musica, gli artisti, che sono aperti al mondo e accolgono più di quanto il mondo a volte gli restituisca. Questo è un tratto comune alle persone molto creative credo. Hanno bisogno di dare.


Laura Falcinelli aka Lawra, un acronimo che parla di te, di tua madre Wilma e del tuo legame con l’Africa, perché Lawra è anche il nome di una città del Ghana nota per la fabbricazione di strumenti musicali. Sembra un legame ancestrale.

In realtà cercavo un nome per questo esperimento musicale, il mio primo album, e ho voluto ringraziare mia madre Wilma e solo dopo ho scoperto questa cosa, che Lawra è una città del Ghana famosa per la costruzione di strumenti musicali, mi sembrava perfetto! Io che amo il ritmo, la musica jazz, soul, blues, la musica nera… avevo trovato un nome adatto al progetto del mio album “Origine”, che tra l’altro è pieno di questi generi.


"Nessuno dovrebbe sentirsi sbagliato nei confronti di una passione"


Cosa ti senti di poter suggerire a chi come te sente forte questa smania di arte, da comunicare e da esprimere, ma che per paura rischia di soffocare questi slanci? Vuoi condividere il pensiero che ti spinge avanti verso nuovi successi e nuove sfide?

Di creare; di avere passione, per qualsiasi cosa… di provare, di avere coraggio, di ascoltarsi; di non competere, ma di costruire, sporcarsi le mani… e di non sentirsi troppo vecchi, sbagliati, troppo giovani, troppo o troppo poco. Nessuno dovrebbe sentirsi sbagliato nei confronti di una passione, semplicemente di essere curiosi, di essere aperti, di ricordarsi il bambino o la bambina che sono stati e di rimettersi a giocare..



Infine, dopo aver superato i tuoi limiti e quindi dopo esserti lanciata in progetti talvolta senza certezze, ma che poi hanno portato i risultati aspettati, cosa puoi dire di aver imparato? Come si gestiscono i sogni affinché si possano realizzare?

Belle domande Francesca… (ndr sorride) questa poi racchiude tante cose veramente. I sogni si sognano, si scrivono, ci devono far commuovere, farci sentire dentro l’universo nel modo giusto, farci sentire che siamo nel posto giusto… anche se solo per alcuni istanti. Poi si ricomincia… ma i sogni sono il motore, l’anima delle cose. Poi bisogna lavorare tanto, a volte in solitaria, a volte controvento, ed è per questo che gli amici contano, perché una parola bella al momento giusto può risvegliare quel sogno, lo fa tornare in prima linea, quando tante cose cercano di farlo allontanare da te. Direi: sognate, abbiate coraggio e iniziate! Tutti possono creare, tutti. Nessuno escluso.


"I sogni si sognano, si scrivono, ci devono far commuovere, farci sentire dentro l’universo nel modo giusto, farci sentire che siamo nel posto giusto…"

 

CHI E' LAURA FALCINELLI

Nata ad Arezzo dove vive e lavora, si è diplomata all’Accademia delle Belle Arti di Firenze in pittura. Fra le collaborazioni artistiche Biagio Antonacci, Negrita, Gianna Nannini, Jovanotti, Francesco Rossi, Max Weinberg e Roy Bittan della E Street Band, l’Orchestra Rai. Nel 2000 ha partecipato a Sanremo Giovani. Con “Bozorius” vincitore come album dell’anno al L.A. Music Awards 2006 nella categoria “New Jazz", in nomination in “Artist of the Year”, con il brano “Very Nice” ha ricevuto la nomination per “single of the year” nella categoria Latin.

Ha studia canto per alcuni anni con Slaska Tasckova Paoletti, frequentato corsi di canto, armonia e storia della musica afroamericana presso la St. Louis di Roma. Per alcuni anni ha partecipato alle Berklee Clinics di Umbria Jazz. Ha frequenta per un anno il corso di musica di insieme, docente Danilo Rea al Siena Jazz. Ha studiato canto jazz con Stefania Scarinzi ed Elisabetta Antolini. Ha Frequentato seminari in improvvisazione jazz tenuti da Shirley Jordane Vana Gierig. La scelta di ricreare un microcosmo nella realtà toscana, con una vera e propria famiglia allargata di artisti, fondendo sonorità jazz, soul, rap, hip hop, reggae, funky ed elettronica, è la prova della volontà di mescolare, più semplicemente, i quattro elementi aristotelici: fuoco, acqua, terra, aria. Un meticciato di energia e intensità, dove oltre alla musica si percepisce il calore e la vitalità di terre lontane. La sua dimensione artistica infrange stereotipi e modelli attraverso una ricerca culturale e una sperimentazione che fanno ormai parte del suo bagaglio umano e spirituale. Disegna gioielli.





Post in evidenza
Post recenti
Archivio
Cerca per tag
Seguici
  • Facebook Basic Square
  • Twitter Basic Square
  • Google+ Basic Square
bottom of page