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LAURA VENERI | ARETINA DI AREZZO | FOTOGRAFA

"Di cosa posso lamentarmi? I get the best of both worlds”

ph courtesy David Glauso

ph courtesy David Glauso

Conosco Laura Veneri (Arezzo -1977, vive e lavora a Nashville, USA) da diversi anni ormai e ho seguito il suo percorso da ben prima dei suoi via-vai iniziali fra l'Italia e gli States con Alex (allora fidanzato e ora marito), prima dell’arrivo dei due figli Olivia e Mattia, prima della sua passione per la fotografia, prima che iniziasse questa sua nuova vita americana lontana dalla piccola realtà aretina dove siamo nate e cresciute. E mi sono accorta come gradualmente, con il suo carattere equilibrato e misurato ha saputo gestire con serenità e senza fratture un passo importante, di quelli che probabilmente si fanno senza porsi troppe domande, seguendo un sogno e con quella giusta dose di follia. Per questo riesce a convivere perfettamente con due paesi nel cuore e a trasmettere nelle sue immagini il calore e la delicatezza, che solo quando si è trovata la propria dimensione si riesce a restituire in ciò che si fa. Mantenendo una perfetta proporzione fra il ritratto e il romance, cerca nei soggetti che fotografa la luce che viene da dentro e che si riflette in chi li circonda, raccontando ogni volta una storia, un istante di emozioni. E ogni volta che torna ad Arezzo si gode gli scorci dei vicoli del centro, i profumi, le abitudini, con il piacere di chi non ha perso nulla, ma ha piuttosto acquisito un nuovo punto di vista su quello che nella quotidianità apparirebbe normale.

Sfoglio le immagini dei ritratti e dei coloratissimi paesaggi di Laura, gustando una splendida apple-pie accompagnata da un very long american coffee, che mi aiutano a contestualizzare i pensieri, e in questo momento Duffy canta Warwick Avenue.





Dopo esser nata e cresciuta ad Arezzo, da quindici anni vivi a Nashville con tuo marito Alex e i vostri due figli Olivia (7) e Mattia (5). Da quando è iniziata questa nuova parte della tua/vostra vita?

Ho conosciuto Alex sedici anni fa: lui nato e cresciuto a Nashville, ma con madre aretina, era in Italia per visitare lei quando tramite amici in comune ci siamo incontrati. Io ero all'ultimo anno di Università e appena laureata ho cominciato ad andare avanti e indietro fra Italia e America. Così è cominciata questa nuova parte della mia vita, con un grande amore e con una grande passione nel conoscere nuovi luoghi, culture e costumi.


Quando nasce invece la tua passione per la fotografia e quando hai capito che iniziavi a fare sul serio, trasformandola nella tua professione?

L’amore per la fotografia l’ho sempre un po’ avuto, ma direi che è con la nascita di Olivia che ho iniziato più seriamente a voler approfondire questa passione. E solo dopo un paio di anni dalla sua nascita ho deciso che poteva diventare la mia professione: i vari riscontri positivi e le varie richieste da parte di conoscenti di fotografare le loro famiglie e i loro bimbi hanno fatto sì che io decidessi di mettermi sotto seriamente. Così, con una vecchia Canon che avevo, ho frequentato un corso di fotografia nel periodo in cui mi trovavo ad Arezzo, per imparare ad usare manualmente la macchina fotografica! Da lì poi ho cominciato un mio percorso. E un mio stile.

"ogni session è la conferma che sto facendo quello che amo: la felicità nel farlo e nel riscontro che ho quando consegno le mie foto mi ripaga di tutto il lavoro che c’è dietro ad ogni ritratto"


Negli Stati Uniti fare books fotografici per ricordare particolari momenti della vita, la coppia, i figli, è un uso ormai consolidato da tempo e tu lo stai vivendo professionalmente con molta intensità. E quando torni in Italia fai lo stesso. Qual è il tratto distintivo dei tuoi scatti?

Come hai ben detto, in America l’uso dei ritratti di famiglia è molto consolidato, per non parlare dei ritratti che catturano i vari momenti della vita, come la maternità, la nascita e le varie fasi della crescita dei bimbi! Avendo cominciato con i miei bimbi, ho trovato la mia passione proprio in questo, una passione che è andata sempre e solo crescendo. E ogni session è la conferma che sto facendo quello che amo: la felicità nel farlo e nel riscontro che ho quando consegno le mie foto mi ripaga di tutto il lavoro che c’è dietro ad ogni ritratto! E’ stato un percorso, i primi tempi anche io ho cercato di capire e trovare un mio stile. Sicuramente Italia e America mi hanno influenzato molto. L’ispirazione che prendo da entrambi i paesi è un mix che penso sia uno dei motivi che contraddistingue le mie foto. Il mio è uno stile che viene definito Lifestyle. Adoro ritrarre le famiglie e bimbi in spaccati di vita quotidiana, spesso all’aperto o in interni luminosi, in quanto adoro giocare con la luce naturale e non faccio uso di flash.


Meglio bianco/nero o colori?

Per quanto riguarda b/n e colori, direi che non ho una vera e propria preferenza, dipende molto dallo scatto, dalle espressioni. Ma c’è da dire che, se per quanto riguarda i colori mi sento coerente e costante da quando ho cominciato ad ora, per quanto riguarda il bianco e nero mi sento molto influenzata dai vari momenti della mia vita. Passo da momenti in cui uso poco contrasto a momenti in cui adoro contrastare le mie immagini e dare un più forte impatto ad uno sguardo o ad una scena. Comunque il periodo in cui fotografo di piu è sicuramente l’autunno grazie anche ai colori stupendi. Tutti vogliono farsi ritratti per la Christmas card, è uso mandare a famiglia e amici una cartolina con i ritratti di famiglia e gli auguri nel periodo natalizio. In più a Nashville c’è tanto verde, grandi praterie e recinti, sembra una città dentro ad una foresta e l'autunno è uno spettacolo di colori... tutto si colora di verde, giallo, arancio e rosso!



Paesaggio, figura umana o oggetti?

Sicuramente figura umana e i suoi particolari. Paesaggi si, ma sicuramente i miei soggetti preferiti sono le persone.




Adesso tutti fotografano e l’aiuto di applicazioni con filtri, apparecchi facili da utilizzare - fino al semplice smartphone -, ha generato un uso/abuso di immagini di ogni genere e spesso di qualità veramente scarsa. Come si riconosce la “buona” fotografia?

Penso che la fotografia sia molto soggettiva. Una bella foto non ha bisogno di essere scattata da una macchina fotografica costosa o con l’uso di super obiettivi. Una bella foto per me è quella che riesce a catturare l’attenzione e a trasmettere un’emozione. Un po’ come un musicista fa con la musica, per me il fotografo lo fa con la fotografia.

"E gli scatti più belli sono sempre quelli: quando corrono o quando mi fanno facce strane. E’ lì che catturo quelle espressioni vere che li contraddistinguono, quelle che i genitori vogliono ricordare."


Cosa cerchi nei ritratti che fai? Penso ai quelli dei tuoi figli, agli autoritratti e a come tu riesca a trasmettere l’atmosfera di quell’istante.

Quello che voglio catturare sono le persone, le famiglie che ritraggo, al “naturale”, senza troppe pose e finte espressioni o sorrisi. Cerco sempre di coinvolgerli in conversazioni con me o fra di loro per catturare espressioni e sorrisi spontanei. Stessa cosa con i bimbi: per prima cosa, se arrivano alla session e non hanno voglia di farsi fotografare, metto via la macchina fotografica e piano piano cerco di farmi conoscere e fargli capire che si possono fidare e che ho voglia di giocare con loro; piano piano, quando mi sono guadagnata la loro fiducia e per loro va bene, riprendo la macchina fotografica e cerco di coinvolgerli facendomi fare degli scatti da loro. A questo punto di solito hanno voglia di farsi fare delle foto che puntualmente gli faccio vedere dalla macchina fotografica e cominciamo a giocare. E gli scatti più belli sono sempre quelli: quando corrono o quando mi fanno facce strane. E’ lì che catturo quelle espressioni vere che li contraddistinguono, quelle che i genitori vogliono ricordare. Poi ci sono anche i bimbi che adorano farsi fotografare e mi dicono loro cosa fare. Insomma, ogni session ha un po’ una sua storia, ma il mio obiettivo è sempre lo stesso.



Scatti improvvisati o costruzione della scena?

Scatti improvvisati, sicuramente.



Da diversi mesi sei ormai cittadina americana a tutti gli effetti: come senti la tua città, Arezzo, come parte della tua storia? Il tuo stile è più italiano o americano?

Dal marzo scorso sono diventata cittadina americana. Sicuramente l’America, e ancor di più avere due bimbi nati in America, sono gran parte di me da quindici anni. Ma le mie origini sono e rimangono forti dentro di me. E penso di trasmettere tutta la mia italianità alle persone che mi conoscono e circondano a Nashville! Il mio stile fotografico è senza dubbio uno stile più ispirato al modello di foto americano, ma influenzato sicuramente anche dall’Italia, visto che spesso mi dicono che le mie foto hanno qualcosa di diverso. Il bello di portare questo stile in Italia invece è il fatto che per molti è abbastanza nuovo. Ricevo tanti bei commenti e tante sono le famiglie e i bimbi che tornano anno dopo anno e mi chiedono di fotografarli: una gran bella soddisfazione!



Cosa ti manca di Arezzo quando sei a Nashville? E cosa invece di Nashville quando sei ad Arezzo?

Cosa mi manca di Arezzo quando sono a Nashville è una bella domanda. Potrei fare la lista di ciò che non mi manca, faremmo prima. Chiaramente mi manca la mia famiglia, i miei genitori ai quali sono certa di mancare molto, anche se mi hanno sempre dimostrato un grande amore e rispetto per le mie scelte non ostacolandomi mai nei miei sogni. I miei amici, anche se per fortuna grazie a WhatsApp sono sempre in contatto e sento per la maggior parte quotidianamente. Il cibo, mamma mia quanto mi manca la cucina italiana! Anche più semplicemente, mi mancano gli aperitivi in piazza, mi mancano quei profumi, quei vicoli del centro storico e quei paesaggi che davo per scontato. Quando sono in Italia comunque mi manca anche Nashville perché per fortuna ho amici stupendi che mi fanno sentire a casa. E mi manca l’organizzazione della mia vita quotidiana, visto che a Nashville sono decisamente più organizzata! Con Alex ci diciamo sempre che ormai non potremmo più fare a meno né dell’uno né dell’altro paese!



"Per ora sono concentrata sui miei bimbi ed è lì che abbiamo deciso di crescerli, anche se nel futuro non escludo di tornare a passare più tempo in Italia"



Da quando ti sei trasferita negli States hai costruito la tua nuova famiglia, sei diventata madre, lontana dalla tua famiglia di origine e dalle tue amicizie. Quali sacrifici ti ha richiesto e qual è stato il principio essenziale che ti ha guidata per iniziare un nuovo progetto di vita in un contesto distante sia in senso spaziale, che nella dimensione più privata (nuova città, diversa cultura, nuovi amici, nuove abitudini....)?

Costruirsi una vita a Nashville è stato sicuramente bello, anche se non senza sacrifici e varie difficoltà iniziali, fra la lingua (parlano con un accento difficilissimo e molto lontano dall’inglese che studiamo a scuola) e gli usi completamente diversi dai nostri. Mi ritengo molto fortunata perché alla fine riesco a tornare nella mia bella Italia nei tre mesi estivi e a volte a Natale. Di cosa posso lamentarmi? “I get the best of both worlds” e la fotografia mi lascia libera di organizzarmi come voglio. La posso fare ovunque mi trovi. Nashville è una città bellissima e le persone sono stupende e molto ospitali... è impossibile trovarsi male in una città così. Per ora sono concentrata sui miei bimbi ed è lì che abbiamo deciso di crescerli, anche se nel futuro non escludo di tornare a passare più tempo in Italia.


Tre parole per definire la bellezza.

Per me la bellezza è armonia, è sapersi emozionare, è non aver paura di essere se stessi!








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