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GIOVANNI WETZL| ARTISTA


photo courtesy Guido Domenichelli, 2018


Ho seguito Giovanni Wetzl (Arezzo - 1999, vive e studia fra Urbino e Arezzo) su Instagram per alcuni mesi, cercando a fondo il cardine della forza impregnata nelle immagini che pubblicava. I ritratti degli amici, gli studi di mani, la pittura, i suoi selfies in situazioni piuttosto anguste, immagini di tazzine nel lavandino, cristi in croce, parrucche, composizioni maleducate e le sue storie che raccontano un’espressività artistica in evoluzione, ma già caratterizzata da elementi che lo identificano. Per questo ho deciso di incontrarlo, per capire principalmente dove è diretto - artisticamente parlando - e cosa lo spinge in quella direzione.


Il primo incontro, di fronte ad un cappuccino da Eda’s Backery in un opaco pomeriggio invernale, mi è servito per avere la conferma che Giovanni Wetzl era lo stesso Punktormo che vedevo su Insagram: l’energia, l’ostinazione, la naturalezza con cui parlava della sua esperienza artistica era la prova che dietro ai capelli una volta verdi, o platino, o corvini o rosa si nascondeva una sostanza concreta. Il suo look misto Punk è il perfetto involucro per una serie di elementi contrastanti amalgamati che risiedono nel suo fare arte. Abbiamo parlato di tante cose, dalla scuola alla famiglia, delle sue ambizioni, dei miei trascorsi nell’arte contemporanea internazionale, della sua adorazione di quella antica, dei limiti di una città come Arezzo per un artista, dell’adrenalina che solo certe pratiche espressive ti possono dare e del pullulante quanto effimero mondo/mercato dell’arte attuale. Decisi di non registrare la conversazione, preferivo mantenere l’aspetto privato di quell’incontro.



Giovanni Wetzl, Attore, grafite e inchiostro su carta, 2018


In seguito ci siamo tenuti in contatto, io continuavo ad osservarlo mentre lui affrontava l’ultimo anno di Liceo Artistico e si preparava per la Maturità.


Infine ci siamo rivisti e ho potuto riprendere tutto in mano, insieme a lui, con le immagini, i selfies, le prospettive future. Ancora una volta siamo finiti per parlare di cose nostre, del suo corso di pittura dal vero all’Ecòle Nationale des Beaux Artes di Parigi, del mio debole per l'oriente, dei mercatini vintage, di tutta l’arte.


Mi colpisce del suo lavoro una certa tensione di fondo, che invece non emerge affatto dalla sua personalità. Nessun elemento di rabbia o disagio si colgono nella sua figura e nella serenità con cui parla di arte e di se stesso. Ma nei suoi lavori si, questa forza si sente, palpabile, grida forte fra le righe nere dei suoi disegni in stile caricaturale, scalpita in certe pitture che trasmettono una crescente carica attraverso al colore dato con pacata violenza, nei suoi selfies scattati spesso al bagno o in cucina guardando l’obiettivo con una certa sfrontatezza, nella mela con il piercing, nelle provocazioni dei suoi tatuaggi sarcastici e acuti.


Giovanni Wetzl ha fra le mani un sogno - una vita per l’arte-, lo tiene stretto e lo alimenta con ossessiva meticolosità attraverso lo studio, la sperimentazione, la contaminazione fra diversi linguaggi espressivi. Adesso è ad Urbino, dove inizia il suo corso presso l’Accademia di Belle Arti. Continuo a seguirlo e so che andrà lontano.


Giovanni Wetzl, Patti Smith, matita e pennarello su carta


Chi è Giovanni Wetzl e qual è il suo legame con la pittura, in una società dove i mezzi espressivi spaziano fra molteplici forme?

Mi definisco un artista e la pittura e il disegno sono stati il mio punto di partenza, fanno parte del mio percorso, ma ritengo che ogni linguaggio espressivo possa originarsi da qualsiasi disciplina, dalla danza al canto, alla matematica…


Dici che ami sperimentare e spaziare fra i diversi linguaggi espressivi, oltre che introdurre la tua esperienza personale per attualizzare. Come avviene la tua produzione artistica? Da dove parti e come concludi?

La mia arte si basa sulla mia esperienza di vita e su ciò che mi affascina. Innanzi tutto catalogo una moltitudine di immagini nella mia mente, viste nella vita reale o virtuale. Dopo averle assimilate, le rielaboro e seguo l’ispirazione di questo processo. Un altro approccio invece è attraverso i miei micro drammi personali, sentimentali o della mia situazione fisica in un determinato momento. Per esempio, dopo un episodio di grande sofferenza, quello che produco con maggior consapevolezza risulta più efficace.


Conoscere la storia dell’arte è fondamentale per andare avanti nell’arte stessa, sapere da dove arriviamo per capire chi siamo e dove stiamo andando. Per te è molto importante il legame con la storia e le radici, per poi creare uno slancio verso il contemporaneo.

La conoscenza della storia dell’arte è una peculiarità della mia arte. Col tempo ho raffinato lo sguardo sull’arte antica e, conoscendola a fondo, riesco ad andare oltre. Mi interessa l’intento di certi artisti del passato di modificare lo stato emotivo di certe composizioni attraverso i colori ad esempio, con tutti i limiti che certi mezzi espressivi di un tempo comportavano. Il talento viene fuori, appunto, andando oltre certi limiti dati dai mezzi a disposizione. Conoscere la storia dell’arte consente di evitare di produrre banalità, che è ciò che più mi terrorizza. Conoscere bene qualcosa ti permette di fare ironia, un aspetto che funziona molto in arte.


Giovanni Wetzl, Spell, inchiostro su carta, 2018


Abbiamo parlato di questo tuo approccio contemplativo di fronte alle opere d’arte nelle mostre e nei musei, della ricerca di elementi del quotidiano nei capolavori del passato e viceversa. Puoi spiegarmi come vivi questa esperienza?

Dentro una mostra rimango meravigliato dagli elementi che riguardano la mia vita, la cultura che seguo e a cui voglio dare voce. Ad esempio, mi viene da definire certe opere del passato “Punk” per le pose dei personaggi o i colori, nonostante non lo siano consapevolmente e volutamente. Inizialmente davo molte possibilità ad un’opera, restavo molto a cercare un motivo per cui potesse piacermi. Adesso lo percepisco subito, perché ritengo degne del mio interesse quelle opere che mi colpiscono nell’istante. Nella mostra, nel museo, sei lì per contemplare le opere, non hai distrazioni, ed è lì che avvengono i miei processi creativi e mentali.


Padre regista e madre musicista: sei cresciuto in un ambiente molto stimolante dal punto di vista dell’espressione artistica. Concluso il liceo artistico, dove prosegui la tua formazione? Qual è il tuo obiettivo?

Inizio adesso i miei studi di pittura all’Accademia di Urbino. I miei genitori mi hanno da sempre insegnato a riconoscere la qualità, per lasciarsi coinvolgere solo dalle cose giuste. Mio padre specialmente mi ha sempre portato per mostre, nelle chiese, a cercare la bellezza ovunque, anche se velata. Mia madre mi ha trasmesso l’emotività con cui guardo le cose, lasciando da parte la razionalità e facendomi invece trasportare.


Il tuo rapporto con la musica?

La musica ha la stessa importanza della storia dell’arte per me. E mi resta quasi impossibile creare senza musica, è come un’energia a rilascio immediato. Spesso invidio i musicisti professionisti per le loro capacità, ma non ho la pazienza per concentrarmi in uno strumento. La musica è ciò che scaturisce maggiormente le immagini nella mia testa, mi aiuta ad astrarre, come un flusso.



Autoritratto, 2018


Quando e come hai scoperto che l’arte ti aveva scelto? Com’è stata la tua esperienza francese?

Nel momento in cui ho iniziato il Liceo Artistico ho iniziato ad avere tempo per questa pratica, e dedicandogli del tempo è aumentata la capacità. Così sono iniziati ad arrivare i consensi in ambito scolastico dal terzo anno di Liceo, poi nei social, e questo mi ha fatto credere in quello che stavo facendo. L’esperienza a Parigi è stata fondamentale, la prima di pittura dal vivo. E’ stato il regalo per i miei diciotto anni, otto giorni all’Ecòle Nationale des Beaux Arts. La mattina dipingevo e poi trascorrevo il resto della giornata nei musei. Ero da solo, non conoscevo la lingua e mi trovavo a Parigi: questo mi ha fatto concentrare esclusivamente sulla pittura.


Il rapporto con la tua immagine e i social? Alcuni mesi fa hai preso una pausa da Instagram perché ritenevi occupasse troppo del tuo tempo e perché veniva fuori con forza la tua immagine fisica, mentre avresti voluto privilegiare quella artistica, sebbene a mio parere le due coincidano e faccio difficoltà a separare Giovanni Wetzl da Punktormo. Perché Punktormo?

E’ difficile accettare che un selfie improvvisato possa avere lo stesso peso di un disegno che ha richiesto ore per la realizzazione. Però lo accetto perché si tratta di un’idea realizzata, in entrambi i casi. Instagram in realtà è un’arma a doppio taglio, perché non puoi fidarti esclusivamente di quei consensi, che spesso si basano su ciò che è accattivante e non necessariamente di qualità.

Punktormo perché sintetizza Pontormo e Punk, due elementi che mi rappresentano.


Giovanni Wetzl, Senza titolo, grafite su carta, 2017


Narciso e presuntuoso (ma anche romanticone e mascalzone), termini che utilizzi per definirti. Perché?

Narciso perché punto molto sul rappresentare il mio corpo, mi piace e lo utilizzo spesso per esprimermi. Presuntuoso perché crescendo in una realtà in cui nulla si muove, è facile assumere questo carattere non avendo trovato nessuno con cui confrontarmi artisticamente.


La città di Arezzo per chi sente l’urgenza creativa di vedere, condividere, fare arte. Come vivi la dimensione di questa città e quali sono invece i tuoi orizzonti futuri?

Fino ad ora Arezzo mi ha dato quello che mi poteva dare, come la vicinanza con determinate persone e Piero della Francesca. Per il resto stare qui è stato piuttosto un inciampo, perché non è stato facile avere riscontri e consensi di ciò che faccio. Vorrei andare a vivere a New York perché credo che lì ci sia il fermento che cerco. Sento la necessità di sbarazzarmi dell’accademismo e dei limiti che percepisco qui.


CHI E' GIOVANNI WETZL

Formazione:

In corso all’Accademia di Belle Arti di Urbino, Liceo Artistico Piero della Francesca - Arezzo, Corso di pittura dal vero - ENSBA, Parigi (2017)

Projects:

2017 Fanzine "Portrait of the Artist" per BrUTo FNZN

2018 Illustrazioni in "VAPE SHOP OLYMPIA" di Peter de Potter


Giovanni Wetzl, Studio di donna, olio su carta, 2018




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